Nella ricorrenza del trigesimo della morte di Chiara Lubich, Fondatrice del Movimento dei Focolari-Opera di Maria, sarà concelebrata la Santa Messa presso la Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, VENERDI’ 18 APRILE 2008 ALLE ORE 18.30.
Presiede l’Eucarestia Sua Em.za il Sig. Cardinale Stanislaw Rylko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici.
Tra le iniziative in occasione del trigesimo il gruppo editoriale Città Nuova ha preparato una speciale pubblicazione dal titolo “Chiara Lubich”, a cura della redazione della rivista, 164 pagine con ricca documentazione fotografica.
La concelebrazione eucaristica per il trigesimo della morte di Chiara Lubich, avvenuta il 14 marzo scorso, sarà presieduta dal Card. StanisÅ‚aw Rylko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il dicastero competente anche per i movimenti ecclesiali e nuove comunità , di cui Chiara Lubich era consultrice.
La liturgia sarà preceduta da alcune brevi testimonianze sui dialoghi, scopo specifico del Movimento:
Comunione all’interno della Chiesa tra movimenti e nuove comunità : Matteo Calisi, presidente della Fraternità Cattolica internazionale delle Comunità e Associazioni Carismatiche di Alleanza
Ecumenismo:
– Nina Viasovetzkaia, della Chiesa ortodossa (Mosca)
– Heike Vesper, della Chiesa evangelica-luterana (Germania)
– Callan Slipper, ministro della Chiesa anglicana (Inghilterra)
– Stefan Tobler, teologo della Chiesa riformata (Svizzera)
Dialogo interreligioso:
– Rev. Yoshinobu Miyake, ministro del movimento scintoista Konkokyo (Giappone)
– Shahrzad Houshmand, iraniana, musulmana, docente di studi islamici all’Istituto Religioni e Culture della Pontificia Università Gregoriana
Nel mondo — Molte sono le iniziative a carattere civile e religioso per commemorare Chiara Lubich. Solo qualche titolo. In Uruguay, l’8 aprile scorso è stato reso omaggio a Chiara nel Parlamento, davanti a 25 senatori, presente il vice presidente della Repubblica. Il 3 giugno prossimo a Brasilia è in programma una commemorazione del Parlamento a Camere riunite. A Milano, già il 17 marzo, il Consiglio comunale ha commemorato in aula la loro concittadina onoraria. Il 9 aprile, al Cairo, messa concelebrata dal Patriarca copto cattolico, insieme all’arcivescovo Michael Fitzgerald e ad altri vescovi. L’11 aprile nella cattedrale di Rawalpindi (Pakistan), il 25 aprile a Lahore. Ieri, 13 aprile, a Dublino, messa in cattedrale con l’Arcivescovo Diarmuid Martin, mentre in Brasile, nella cittadella dei Focolari vicino San Paolo, messa concelebrata dall’arcivescovo di Brasilia Joà£o Braz de Aviz, insieme ad altri 29 vescovi. Oggi 14 aprile, messa al Centro internazionale di Rocca di Papa, presieduta dal vescovo di Frascati, mons. Matarrese. Il 15 a Torino, di cui Chiara era cittadina onoraria, la messa sarà celebrata nel Duomo dal card. Poletto, invitate anche le autorità civili. Il 17 aprile Chiara verrà commemorata a Berlino in occasione del 50^ del Movimento in Germania. Sarà letto un suo messaggio, l’ultimo testo da lei messo a punto, negli ultimi giorni della sua vita.
La messa di trigesimo a Roma cade ad un mese dai funerali celebrati nella Basilica di San Paolo fuori le mura. In quel giorno, quasi a simboleggiare lo scopo stesso della vita di Chiara, marchiata dal testamento di Gesù, “che tutti siano uno”, la preghiera era stata davvero planetaria, non solo per la diretta nei 5 continenti grazie ai collegamenti televisivi, ma anche per le innumerevoli celebrazioni, in molte città , in cattedrali delle capitali, presente l’arcivescovo e molti nunzi: da Tokyo a Ho-ChiMin, Hong Kong, Taipei, Karachi; da Buenos Aires, Bogotà , Caracas, Montevideo e Asuncià³n, a Kinshasa (Congo), Bujumbura (Burundi), Abidjan (Costa d’Avorio); da Notre Dame di Parigi al Santuario di Fatima. Non è mancata ovunque la partecipazione di rappresentanti di altre Chiese e religioni, e di altri movimenti e comunità ecclesiali.
Leggi l’omelia del Card. Rylko alla celebrazione del trigesimo di Chiara Lubich
«àˆ l’amore che fa camminare il mondo…»
(Basilica di Santa Maria Maggiore 18/04/2008)
1. Le viene detto: «Stai per entrare nel seno del Padre, per rimanervi sempre» e la risposta è un limpido “sì”. àˆ stato quel “sì” l’ultima parola che Chiara ha pronunciato in questo mondo il 14 marzo scorso.
Nel trigesimo del suo ritorno nella casa del Padre noi vogliamo riprendere e innalzare ancora a Dio il nostro rendimento di grazie per il dono — alla Chiesa e all’umanità del nostro tempo — della sua vita, straordinariamente ricca e bella, e del Movimento da lei fondato.
Non è a caso che stasera, per ricordare Chiara, ci siamo ritrovati nella Basilica patriarcale dedicata a Maria. La figura della Vergine di Nazaret è stata determinante nella vita di Chiara e occupa un posto particolarissimo nel suo Movimento, l’Opera di Maria. Ha scritto: «Guardando Maria mi parve di comprendere meglio come ella amasse il Padre, istruita dal Figlio nell’amare il Padre, e come di conseguenza era amata dal Padre […] Maria ha lasciato che il Vangelo si attuasse in lei. La vedevo quindi la Figlia per eccellenza, “la figlia prediletta del Padre”, come la chiama il Concilio (Lumen gentium, 53)». E ancora: «Quello che […] sempre dovremo fare sarà tornare costantemente all’inizio del Movimento e ricordare come Dio ci abbia offerto la preziosissima chiave per entrare nel Vangelo […] Se così farà , l’Opera di Maria rimarrà sulla terra veramente come altra Maria: tutto Vangelo, nient’altro che Vangelo».(Libretto della celebrazione eucaristica per il saluto esequiale a Chiara Lubich, pp. 61-63). Maria, dunque, come “chiave per entrare nel Vangelo” e il Movimento come “altra Maria”.
Questa sera sarà , perciò, la Vergine a guidare il nostro Magnificat per le grandi opere che Dio ha compiuto nella vita della sua umile serva Chiara. E, per mezzo di lei, nella vita della Chiesa, di tanta umanità , delle innumerevoli schiere dei suoi figli e figlie spirituali sparsi ormai in oltre 180 Paesi dei cinque continenti — una famiglia di raggio planetario…
2. Con grata memoria, ripercorriamo allora ancora una volta questa vita ricolma dei doni naturali e soprannaturali che il Creatore ha voluto elargirle con tanta dovizia. L’intera esistenza di Chiara è inscindibilmente legata alla storia del Movimento che ha fondato. Ella spiegava con grande umiltà il suo ruolo nella nascita e nello sviluppo dell’Opera di Maria: «Quando Dio prende in mano una creatura per far sorgere nella Chiesa qualche sua opera, la persona scelta non sa quello che dovrà fare. àˆ uno strumento. E questo, penso, può essere il caso mio […] Io sono nulla, Dio è tutto. Quando l’avventura iniziò a Trento, io non avevo un programma, non sapevo nulla. L’idea del movimento era in Dio, il progetto in cielo» (“Città nuova”, 10 aprile 2008, p. 6). In effetti, Chiara non voleva fondare niente. Voleva semplicemente vivere fino in fondo l’ideale evangelico che l’aveva affascinata…
Il compito affidato dal Signore alla giovanissima maestra di Trento era tutt’altro che semplice. Il progetto di vita che a Chiara, guidata dallo Spirito Santo, si rivela man mano rappresenta una novità stupefacente, che accende l’entusiasmo di altre giovani donne sue amiche, ma desta purtroppo anche riserve e sospetti. Erano gli inizi degli anni Quaranta: il Concilio Vaticano II di là da venire; la realtà dei movimenti ecclesiali, oggi cosi diffusa e suscitatrice di speranza, e il concetto stesso di “movimento ecclesiale” impensabili. La Provvidenza la chiamava ad aprire nuovi itinerari di vita cristiana, ma per andare avanti ci voleva coraggio… Lei rispose “sì”.
Che cosa le dava tanta forza? Chiara attingeva forza dal suo amore appassionato alla Chiesa, al Papa, ai vescovi dei quali si fidava senza riserve perché in loro vedeva la garanzia più sicura del cammino che aveva intrapreso. A cominciare dal suo vescovo, il vescovo di Trento, monsignor Carlo De Ferrari che riconobbe per primo il progetto divino nell’opera nascente: «Qui c’è il dito di Dio». Questa fiducia assoluta non l’abbandonerà mai, neppure nei momenti in cui il futuro dell’Opera — umanamente parlando — si profilava assai incerto.
E la sua filiale obbedienza alla Chiesa non ha mancato di portare frutti. La Chiesa, madre e maestra, ha saputo accogliere questo dono provvidenziale: nel 1962 con la prima approvazione del Movimento e nel 1990 con l’approvazione degli Statuti generali tramite il Pontificio Consiglio per i Laici. In certo senso, non è azzardato dire che è stata lei, Chiara, a fare da apripista nei lontani anni Quaranta per quella “nuova stagione aggregativa” (Giovanni Paolo II) e per quella nuova “primavera dello Spirito” che stiamo vivendo nella Chiesa e che è caratterizzata dalla fioritura di movimenti ecclesiali e nuove comunità .
3. La liturgia della parola di questa Eucaristia ci introduce nel cuore del carisma sorgivo del Movimento dei Focolari, ci riporta alla fonte della sua vita e della sua forza missionaria. Nella prima lettura san Giovanni afferma: «Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (1 Gv 4, 16). E nel Vangelo Cristo dice ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore […] come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore […] Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri» (Gv 15, 9-17). Quante volte Chiara deve aver riletto e meditato queste parole per poter asserire: «àˆ l’amore che conta.
àˆ l’amore che fa camminare il mondo, giacché se uno ha anche una missione da svolgere essa è tanto più feconda quanto più è intrisa d’amore» (C. Lubich, La dottrina spirituale, Mondadori 2001, p. 126). E ancora: «Il cristiano di oggi deve essere “carità vissuta” momento per momento, per rispondere alle esigenze della Chiesa, agli interrogativi del mondo» (Ibidem). Spiega, poi, manifestando grande esigenza innanzitutto nei suoi stessi confronti: «C’è chi fa le cose “per amore”. C’è chi fa le cose cercando di “essere l’Amore”» (Ibidem, p. 127).
àˆ questo amore che porta all’appassionata ricerca dell’unità , «perché tutti siano una cosa sola […], perché il mondo creda» (Gv 17, 21). Chiara dirà : «Per queste parole siamo nati, per l’unità », ed è l’ideale del Movimento raffigurato nella persona di Gesù abbandonato. Scriveva: «Ho un solo sposo sulla terra: Gesù abbandonato: non ho altro Dio fuori di lui. In lui è tutto il Paradiso con la Trinità e tutta la terra con l’Umanità » (Ibidem, p. 138). E per lei il Movimento dei Focolari era «vigna di Gesù abbandonato» (Ibidem, p. 397).
àˆ da questa fonte che è sorta più di sessant’anni fa l’Opera di Maria ed è abbeverandosi a essa che vive e continua a crescere. àˆ da questa fonte che è nato il meraviglioso popolo dei Focolari presente in tutti i continenti: una umanità nuova, una generazione nuova di uomini e donne, giovani, famiglie, sacerdoti — tutti innamorati dell’amore di Dio, “apostoli del dialogo” come li ha definiti Giovanni Paolo II, testimoni di una “fede che sorride”e dice la bellezza di essere cristiani, la felicità di cui questa bellezza riempie il cuore. A conferma dell’affermazione del Santo Padre Benedetto XVI: «Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con Lui» (24 aprile 2005).
Quanti uomini e donne del nostro tempo hanno scoperto questa bellezza e la gioia di comunicarla grazie all’Opera di Maria! Quante strade nuove si sono aperte al dialogo ecumenico e al dialogo interreligioso! E come non parlare della profetica intuizione della Economia di Comunione? Frutto concreto dello spirito di comunione vissuto nel Movimento e lungi dall’essere mera utopia, essa ha aperto vie nuove di libertà e di giustizia nelle imprese che vi hanno aderito e che sono ormai presenti in ogni continente. Da piccolo granello di senapa l’Opera di Maria è diventata un albero poderoso che porta frutti preziosi nella vita della Chiesa, riconosciuti e apprezzati dai Pontefici, dal beato Giovanni XXIII ai servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II, a papa Benedetto XVI.
Dinanzi alla straordinaria fecondità del Movimento dei Focolari e ai frutti da esso generati nella vita di innumerevoli persone — non solo tra i cattolici, ma fra tutti i cristiani, i non cristiani e perfino i non credenti (come abbiamo potuto constatare una volta di più in occasione dei funerali di Chiara nella basilica di San Paolo fuori le Mura), è inevitabile tornare a volgere lo sguardo sulla statura della sua fondatrice.
Chiara va annoverata a pieno titolo nell’albo delle grandi donne cristiane del XX secolo che hanno lasciato tracce profonde nella vita della Chiesa e del mondo. Figure come Benedetta della Croce (Edith Stein) e Madre Teresa di Calcutta. Donne di altissima spiritualità e nelle quali il “genio femminile” — acuta espressione di Giovanni Paolo II — si è manifestato con una forza e una bellezza possenti; donne che hanno fatto l’esperienza di un incontro intenso e profondo con Dio e che l’hanno saputo dire in modo persuasivo ai loro contemporanei.
«Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia — diceva il cardinale Joseph Razinger, poco prima della sua elezione al soglio pontificio — sono uomini, che attraverso la fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo […] Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità […] Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini» (L’Europa nella crisi delle culture, Cantagalli 2005, p. 28). Il ritratto di Chiara più preciso e conciso è proprio questo: un’anima “toccata da Dio”…
4. Il ritorno di Chiara nella casa del Padre eterno segna l’inizio di una nuova tappa nella vita dell’Opera di Maria. E molti di voi si chiedono certamente come sarà senza di lei. La risposta è contenuta nelle parole che ella stessa usò, replicando a una domanda riguardo al futuro del Movimento: «Non lo conosco. àˆ scritto in Cielo. A noi interpretarlo e adempierlo, come abbiamo cercato di fare finora, con l’aiuto di Dio, e meglio ancora» (“Città nuova”, 10 aprile 2008, p. 19). Ecco la via maestra da percorrere: lasciarsi guidare dal Signore e cercare sempre e soltanto la sua volontà , come ha fatto Chiara per oltre sessant’anni.
Nella certezza che la sua presenza tra voi e la sua intercessione presso il Padre non verranno mai meno. Scriveva il giorno di Natale del 1973: «Se oggi dovessi lasciare questa Terra e mi si chiedesse una parola, come ultima che dice il nostro Ideale, vi direi — sicura d’essere capita nel senso più esatto —: “Siate una famiglia” […] Insomma, se io dovessi partire da voi, in pratica lascerei che Gesù in me vi ripetesse: “Amatevi a vicenda … affinché tutti siano uno”» (Ibidem, p. 128). àˆ il suo testamento spirituale. Traetene forza e guardate al futuro con fiducia, continuando la vostra missione nella Chiesa che vi segue con materna sollecitudine. Il Pontificio Consiglio per i Laici, “casa comune” dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità , sarà al vostro fianco. Come sempre.
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