Non si puo’ crescere senza mettere al bando paure e chiusure

APP2001070368378100 giorni del Governo Monti: l’Italia ha ripreso a marciare e, come dice il Presidente del Consiglio, a passare dall’essere problema a divenire protagonista dell’Europa. E, dato che anche le nostre questioni italiane non si potranno risolvere che a quel livello, cioè facendo crescere l’Unione Europea, occorre un salto di qualità  della politica per uscire da ristrette visioni nazionali e assumere come orizzonte un’area geografica, economica e culturale più ampia. In altre parole la politica si deve muovere in un’Europa politica (ed è in questa dimensione che possono essere anche valorizzate le identità  regionali). Altrimenti, essendo comunque spodestati da decisioni prese giocoforza a livello UE, il Parlamento e i partiti rimangono marginali e poco attraenti. Grazie, dunque, a Monti per aver riportato — in questi 100 giorni – l’Italia al centro delle scelte europee, con una riassunzione di responsabilità  verso un grande progetto di cui il nostro Paese è fondatore (vedi Segnali di una nuova democrazia europea).

E’ una buona notizia la decisione di  non abbandonare la Grecia, anche se è una buona notizia a metà  poiché l’uscita dal tunnel è lontana. E’ un indicatore di quanto sia ancora strutturalmente debole la capacità  di aiuto tra stati e di quanto sia inquinata da interessi nazionali, finanziari o di consenso elettorale locale. La gravità  della crisi occidentale richiederebbe altra visione e altro coraggio. Forse una parte spetta a noi come cittadini europei poiché dovremmo sentirci vicini non solo come governi, ma come popoli. A pensarci proprio noi italiani abbiamo molto in comune con i greci: a partire da simili (anche se di peso oggettivamente diverso) sofferenze sociali economiche da affrontare, corruzioni che entrambi dobbiamo debellare, una classe politica che entrambi dobbiamo ricostruire fino, soprattutto, a sentirci uniti dalla storia e da una grande cultura comune che, in questa profonda crisi occidentale, possiamo ritrovare solo insieme e su un piano più ampio, quello dell’Europa.

Il  23 febbraio una delegazione della Campagna L’Italia sono anch’io ha presentato in Commissione Affari Costituzionali della Camera, due proposte di legge di iniziativa popolare: una per estendere la cittadinanza ai minori immigrati nati in Italia ed una per introdurre il diritto di voto alle elezioni amministrative per le persone di origine straniera. I promotori hanno richiesto un impegno preciso a calendarizzare in tempi rapidi, In Commissione e in Aula, l’esame di tali proposte che verranno consegnate, con le firme raccolte, il prossimo 6 marzo alla Camera.

Esistono da lungo tempo proposte di legge parlamentari sulle quali la Commissione aveva interrotto la discussione. E speriamo che la spinta di queste 19 associazioni, ne riapra l’iter. Ho registrato attenzione da parte dei colleghi, ma anche tanto troppe resistenze. Ma, si sa, ora si aspetterà  il voto delle amministrative poiché non si vogliono regalare voti a partiti più ostili agli immigrati… Così forse solo a fine maggio se ne riparlerà  seriamente. Certo che questa paura di riconoscere come cittadini chi è nato in Italia e vi lavora e paga le tasse e vi si sposa e mette su casa e parla coi nostri accenti e dialetti nostri e ama questo Paese … questa paura non ci può portare lontano. Perché la cittadinanza è propria della maturità  di una civiltà  e l’inclusione nelle responsabilità  e nei diritti è la forza della gente che vive in un luogo. Altrimenti si vive con la paura dei nemici in casa e non ci vuole molto per comprendere quanti elementi di debolezza e di decadenza ne vengono.

Avanti Italia! Non è che questi 150 di storia Repubblicana finiscono con l’orizzonte di Garibaldi: può essere migliore la storia che ci sta davanti se mettiamo al bando visioni piccole ed entriamo senza paure nella gestazione di un mondo più grande che avanza.

(Maria Letizia De Torre, 26.02.2012)

 

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