Vivere il Vangelo: “Dammi da bere”

da focolare.org

9 gennaio 2015

La parola di vita di questo mese invita ad aprirci al dialogo e all’accoglienza dell’altro, specie ai bisognosi, ma anche sprona a chiedere con semplicità l’aiuto fraterno. Alcune brevi testimonianze.

20150109-01Diversità che innamora
Una sera Toni, mio marito, ha fatto una battuta che mi ha spalancato una voragine: non mi ero accorta che covasse dentro tante incomprensioni e persino del rancore. Pensavo: «Come, lui aveva tutto questo di irrisolto e non me lo ha mai confidato?». Ero delusa. Ci sforzavamo di vivere un matrimonio cristiano, di lui mi era sempre piaciuta la trasparenza, invece questa volta… Per le vacanze, Toni mi ha proposto di passare alcuni giorni a casa dei suoi. Anche se l’idea mi pesava (avevamo molto più bisogno di stare insieme da soli), ho detto di sì. Tuttavia ci siamo accordati per ricavarci a tutti i costi del tempo anche per noi: per ricominciare, per ritrovare una comunione. Così, mentre i miei suoceri badavano ai bambini, siamo usciti: io un po’ trepidante per ciò che sarebbe potuto venir fuori. Siamo andati in un locale carino, abbiamo preso qualcosa e poi, prima lui poi io, ci siamo aperti in una confidenza totale. Come non capitava da tempo, ognuno ha cercato di dimenticare il proprio punto di vista, per accogliere l’altro. Ci siamo capiti, riscelti, riscoprendoci sì diversi, ma di quella diversità che ci aveva fatto innamorare.
G. P.- Italia

Campo profughi
Sono musulmano, vengo dall’Afghanistan. In Olanda ho fatto richiesta di asilo per me, mia moglie e i nostri due figli. Per quasi tre anni abbiamo abitato in una piccola stanza in un campo profughi. Ogni tanto andavo in città in cerca di amici. Invano. Noi abbiamo un detto: «Se vuoi pregare, cerca una moschea. Se non trovi la moschea, allora va in una chiesa perché ambedue sono luoghi di preghiera». Accanto al mercato c’era una chiesa. Sono entrato e lì ho fatto conoscenza con una famiglia attraverso la quale abbiamo poi conosciuto altri cristiani. Non ci siamo più sentiti soli. Da loro abbiamo imparato a mettere in pratica l’amore, cominciando dal campo profughi, luogo di miseria, problemi, ferite. Noi stessi frequentavamo regolarmente uno psichiatra specializzato per i traumi da guerra. Ma quando abbiamo trovato i nuovi amici abbiamo smesso le sedute psicoterapeutiche. Per il mio lavoro di scrittore e traduttore avevo ricevuto in dono una macchina da scrivere elettronica, che poi ho regalato a uno che in patria faceva il giornalista. Dopo una settimana un amico mi ha portato un computer… L’amore si può vivere dappertutto.
G. M. – Olanda

Giocattoli
Anche se ho solo sette anni, posso fare qualcosa perché il mondo sia più buono. Ad esempio, quando qualcuno mi regala qualche moneta, la divido con i poveri e il mio cuore si sente felice. Pensando ai bambini che non hanno nemmeno un giocattolo, ho cercato tra quelli che avevo, li ho sistemati bene e messi in una scatola, per loro. Non è così facile dare le proprie cose, ma al pensiero che loro sarebbero stati contenti ero contenta anch’io. Stavo proprio finendo di preparare la scatola quando è arrivata una telefonata dalla nonna: mi diceva che una mia cugina aveva lasciato per me dei giocattoli che non usava più. Ho fatto grandi salti di gioia. Per me era la risposta di Dio.
J. E. – Brasile

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