DI MARIA LUISA SPAZIANI CON MIRIAM SPERA
REGIA ROSARIO TRONNOLONE
LUCI E FONICA LUISA MONNET
CRIPTA DELLA CHIESA DEL GESÙ, PIAZZA DEL GESÙ 6 GENNAIO 2016 – ORE 20.00
PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI: info@comeinunospecchio.it / 3339284851
*****
“Giovanna d’Arco”
Romanzo popolare in sei Canti in ottave e un Epilogo
di Maria Luisa Spaziani
La vicenda storica di Giovanna d’Arco è nota: su ispirazione
dell’Arcangelo Michele, un’umile, giovane pastorella di un villaggio della
Lorena si reca dal Delfino di Francia chiedendogli di essere messa a capo
delle truppe. In poco tempo sconfigge gli Inglesi usurpatori, fa
incoronare Carlo, riprende la lotta, viene fatta prigioniera, processata,
condannata e bruciata sul rogo.
A partire dagli anni ’20 del secolo scorso, però, nonostante incoerenze
cronologiche, si fa strada la tesi dissidente: ella non sarebbe stata una
pastorella, bensì la figlia illegittima della regina di Francia Isabeau di
Baviera. Candidata perfetta al ruolo della Pulzella, avrebbe salvato la
Francia, sarebbe scampata al rogo, avrebbe sposato uno dei suoi
luogotenenti e avrebbe vissuto nel castello di Jaulny. Una simile ipotesi,
per quanto fantasiosa, non poteva non incantare la mente fervida di
Maria Luisa Spaziani, sin dall’adolescenza affascinata dalla figura della
santa francese.
Non ho alcun dubbio sul fatto che Giovanna d’Arco sia morta sul rogo di
Rouen. Ma geniale è far convivere nel poema la verità storica e la tesi
dissidente. Sul fango delle trame dei cortigiani spunta il fiore autentico
della pastorella di Domrémy, che dimostra come Dio scriva diritto sulle
righe storte dei quaderni degli uomini e che, nonostante lo scetticismo e
la malafede, il miracolo avviene.
Nella parte finale del poema, la Spaziani introduce un tema
estremamente moderno: quello dell’aver mancato la propria vita, la
propria vocazione. Giovanna conosce il disagio esistenziale, la noia, la
solitudine, la quotidianità priva di slanci. Ma è proprio lì che la
misericordia di Dio la raggiunge e la recupera.
L’uomo può, per paura, indecisione, per caso, “mancare al suo destino”.
Ma, anche nella nebbia, un raggio di luce penetra, una mano viene tesa,
un Angelo parla, un fuoco divampa e riscalda.
Rosario Tronnolone
Rispondi