Il futuro dei Focolari

di Clemens Behr, Claire Zanzucchi, Zanzucchi Michele

focol


Appena eletti alla presidenza e alla copresidenza del Movimento dei Focolari, Maria Voce e Jesús Morán si sono incontrati con i giornalisti delle diverse edizioni di Città Nuova nel mondo presenti all’assise mondiale che in questi giorni a Castelgandolfo sta lavorando sul futuro del Movimento oltre che sul rinnovamento degli organi di governo. Cominciamo dalla valutazione dei lavori dell’assemblea e dei nodi critici emersi nei gruppi di lavoro.

Che cosa avete dedotto dai lavori dell’Assemblea che possa orientare contenuti, priorità e stile dei prossimi sei anni di conduzione del Movimento dei Focolari?

Clemens Behr, Neue Stadt, Germania

Jesús Morán «La prima lezione è la necessità di dare spazio alla partecipazione e alla condivisione. Quest’Assemblea, a differenza della precedente, è stata preparata nel segno di una grande consultazione a livello mondiale; dare spazio alla condivisione sembra doveroso e dovrà essere così anche in futuro. Si avverte l’esigenza di affrontare gli argomenti più scottanti, di sentire le diverse visioni delle cose provenienti dalle diverse aree culturali.Senz’altro il lavoro di preparazione deve essere migliorato per avere una maggior sintesi delle tante tematiche affrontate. È infatti buona la condivisione, ma si rischia di non riuscire ad approfondire nessun argomento, a convergere sui veri “nodi” della vita e del pensiero del Movimento. Questa è una mancanza».

Maria Voce «Condivido pienamente. Abbiamo anche capito che bisogna ascoltare fino in fondo, non dare per certa nessuna opzione. Tante visioni si sono manifestate man mano che il confronto avanzava; se avessimo preso delle decisioni prima di ascoltarci pienamente, avremmo scontentato qualcuno. Non dico che alla fine le decisione prese non abbiano soddisfatto appieno qualcuno, ma ciascuno dei partecipanti ha potuto esprimersi fino in fondo e ha avuto il diritto di essere ascoltato anche se aveva opinioni o posizioni divergenti da quelle espresse dalla maggioranza dei presenti».

Jesús Morán «Dovremo altresì studiare la composizione dell’Assemblea generale del Movimento. Si avverte in effetti che essa ha una “grazia” che permette l’emergere di idee legate al momento di intensa comunione che si vive insieme. La composizione dell’Assemblea diventa perciò molto importante e la sua composizione va forse rivista perché certe sensibilità, certe diramazioni dei Focolari non sono adeguatamente rappresentate».

Maria Voce «Naturalmente per rivedere la composizione dell’Assemblea bisogna rivedere gli Statuti, perché sono gli Statuti che definiscono la composizione della stessa Assemblea. Noi abbiamo cercato di essere il più larghi possibili nell’interpretazione di quanto gli Statuti ci permettevano. Può essere un programma futuro quello di verificare se si può fare qualche modifica negli Statuti che permetta una maggiore rappresentatività nell’Assemblea».

Quali sono stati i momenti più significativi di quest’assemblea?

Clare Zanzucchi, Living City, Usa

Maria Voce «I momenti di comunione hanno arricchito l’Assemblea di qualche nota particolare. Sono risultati un culmine dei lavori. Altri momenti significativi sono state le presentazioni in plenaria di candidati e candidate, che hanno istaurato uno stile originale che sentiamo confacente al nostro modo di fare: in effetti, in una qualsiasi tornata elettorale accade solitamente che venga esaltata la figura del candidato senza che siano messi in comune i sentimenti che in quel momento la persona vive nel suo foro interiore; nella nostra Assemblea, invece, ogni candidato ha potuto esprimere tali moti dell’anima, costruendo così un rapporto fra i candidati e fra i candidati e chi è chiamato a votare».

Jesús Morán «Da parte mia sottolineerei i 32 gruppi di lavoro, che sono stati un’esperienza molto proficua, perché ben preparati e con una metodologia efficace. C’è così stata la possibilità che ognuno si esprimesse pienamente: già nei gruppi si sono notate delle convergenze significative. In un contesto come l’Assemblea, che deve portare a un’attualizzazione del carisma dell’unità, a una sua nuova rinnovata comprensione in quanto intelligenza ed esperienza nel contempo, mi sono sembrate importanti il ricordo e la “presenza” di Igino Giordani e Klaus Hemmerle. Chiara Lubich stessa aveva definito il primo come co-fondatore del Movimento per l’apertura da lui portata all’umanità. Analogamente credo che sia stata importante la memoria di mons. Klaus Hemmerle, già vescovo di Aachen, anch’egli definito a suo tempo da Chiara Lubich un co-fondatore, nel senso che senza di lui non sarebbe nata una data realtà nei Focolari».

Alcuni partecipanti dell’Assemblea hanno accennato ad alcuni “nodi” relativi alla vita e al pensiero del Movimento che non si sarebbero ancora riusciti ad affrontare. Quali sarebbero secondo voi tali nodi?

Michele Zanzucchi, Città Nuova, Italia

Maria Voce «Penso ad esempio all’esigenza di una formazione più integrale, esigenza emersa solo in parte ma di cui si avverte la necessità in particolare per la fascia giovanile. Un’esigenza che faccia porre una maggiore attenzione ai problemi della umanità di oggi. Ciò andrebbe fatto calandosi nelle sfide locali, perché i problemi non sono uguali dappertutto. Un altro nodo penso possa essere messo sotto il titolo del “farsi uno” col luogo in cui si vive e cioè adeguare non solo le persone ma anche i mezzi e le strutture alla sensibilità locale. Ad esempio, l’esigenza di sobrietà non vuol dire farsi d’improvviso tutti poveri, ma non risultare diversi dall’ambiente più vasto in cui si vive, non soltanto quello formato dalla ristretta cerchia di coloro che sono vicini a noi e con i quali ci intendiamo, ma anche quello delle masse nei luoghi dove operiamo. È questo un “nodo” importante, che richiede sforzo ma che determinerebbe una maggiore incidenza del carisma dell’unità in un luogo preciso».

Jesús Morán «Un altro nodo riguarda il cosiddetto “progetto culturale” su cui si sta dialogando. Appare necessario che il Movimento abbia un progetto culturale chiaro e sistematizzato, visto che ha una potenzialità culturale notevole. Abbiamo già delle “agenzie culturali” che lavorano molto, ma manca una sinergia tra di esse e una sufficiente visibilità. Un altro nodo mi sembra quello del calo statistico della parte giovanile del Movimento: si avverte la necessità di agire più efficacemente su un fenomeno che non è solo nostro ma di qualsiasi istituzione. Un ulteriore nodo, emerso anche nella relazione della presidenza uscente, è quello che riguarda la cattolicità e l’ecumenicità del Movimento; nodo che richiederà una comprensione più approfondita dell’identità del carisma e del Movimento, perché è nato e perché è portatore di aperture inedite».

Maria Voce «Sempre più dovremmo altresì prendere coscienza della potenza delle “masse” del Movimento, mettere in rete le esperienze fatte e così farle emergere più efficacemente. Il Movimento non organizza solo congressi! Mi sembra che si debba dare un grande impulso ai nostri movimenti a largo raggio (tra le famiglie, per l’impegno sociale, nelle parrocchie e nelle diocesi, nel mondo giovanile) così come ai dialoghi (nella propria Chiesa, tra le Chiese, tra fedeli di religioni diverse e con persone di convinzioni non religiose). In questo modo si troverà del materiale utile per affrontare questi nodi».

Il futuro del Movimento/2

di Klaus Brusche, Muriel Fleury
fonte:
Città Nuova

Seconda parte dell’intervista dei rappresentanti delle diverse edizioni di Città Nuova nel mondo alla presidente dei Focolari, Maria “Emmaus” Voce e al copresidente Jesús Morán Cepedano, sulla necessità di aprirsi agli altri mantenendo un’unità interna e su come seguire quanto dice papa Francesco

4. Il movimento vive in contesti sociali e culturali molto diversi. Come può mettere in pratica un’apertura più grande alla società e allo stesso tempo mantenere l’unità interna?

Muriel Fleury, Nouvelle Citè, Francia

Maria Voce
«Se tutti abbiamo lo stesso scopo, l’unità è garantita, perché l’unità sta nello scopo stesso che abbiamo fatto nostro. Ciò dovrebbe essere chiaro a tutti coloro che in qualche modo appartengono ai Focolari: devono lavorare e vivere per un mondo unito; per i cristiani ciò vuol dire realizzare l’unità chiesta da Gesù al Padre nel suo testamento – «che tutti siano uno», ut omnes unum sint –, per gli altri vuol dire cercare la fratellanza universale. Se tutto quello che facciamo converge verso questo scopo, il modo di convergervi è secondario e non scalfisce l’unità. Localmente ci si dovrà perciò prendere quella libertà di progettualità che è utile e necessaria in un Movimento così vasto».

Jesús Morán
«Nel mio gruppo di lavoro all’Assemblea ci si chiedeva se non ci fosse contraddizione tra missione e identità, tra essere come Movimento “in uscita” e mantenere un’identità consolidata. Ma non si può uscire se non si ha un dono da porgere: non possiamo uscire se non siamo uniti e non abbiamo chiaro chi siamo e che cosa abbiamo da dare. L’uscita non può perciò essere una fuga. In fondo i primi cristiani sono subito usciti fuori dalle loro comunità per zelo apostolico, ma poco dopo hanno dovuto fermarsi per capire la loro identità, visto che tra loro le idee erano molto diverse su quel che aveva detto Gesù. Si sono così chiariti, arrivando a definire quali erano i “veri” Vangeli. A partire da quel momento l’espansione del cristianesimo ha conosciuto una forte accelerazione, altrimenti probabilmente non sarebbe sopravvissuto».

5. In che modo ascoltare e mettere in pratica quanto sta dicendo papa Francesco alla Chiesa e alla società di oggi?

Klaus Brusche, Cidade Nova, Brasile

Maria Voce
«Dobbiamo ascoltarlo come lo ascoltano tutti i cattolici, sapendo che ha la grazia, il carisma del magistero. Tuttavia mi sembra che le sue parole ci riportino anche al nostro carisma: dobbiamo ascoltarlo e rispondere alle sue domande con il nostro carisma. Se ad esempio ci invita ad andare verso gli emarginati, certamente lo seguiamo, ma dobbiamo farlo a partire dal carisma dell’unità: anche noi dobbiamo pensare ai poveri e agli emarginati, ma partendo dal nostro specifico, non solo a livello personale, il che è necessario, ma senza mai prescindere dal carisma. Perché? Perché è dono il magistero ed è dono anche il carisma. Mi sono entusiasmata quando papa Francesco ha ditto a Redipuglia che “la guerra è una follia”. È una malattia, quindi è da curare. Quale tipo di cura possiamo offrire noi focolarini? L’unica che abbiamo è il nostro carisma, non abbiamo altro. Un carisma che ci chiede di costruire rapporti di pace, di conoscenza reciproca anche fra persone che non si guardano in faccia, tra persone che si odiano, per contribuire al cammino verso l’unità».

Jesús Morán
«Noi non ci caratterizziamo per la frenetica ricerca di spazi di potere, non è nel nostro stile. Piuttosto cerchiamo di iniziare dei processi. Anche se qualche spazio non sarebbe male che l’occupassimo, noi ci caratterizziamo nell’aprire dei processi. Papa Francesco paragona la Chiesa non tanto a una sfera quanto a un poliedro, affermando così che le tendenze più importanti sono spesso emerse in periferia. Tutto ciò mi sembra che si combini perfettamente con un’Opera che ha un principio di unità molto forte. D’altronde anche Chiara (Lubich) stessa ha fondato molto spesso in periferia, valga per tutti l’esempio dell’Economia di Comunione nata in Brasile, oppure quello dell’ecumenismo che ha acquisito nuove prospettive negli incontri di Chiara con Athenagoras a Istanbul, mentre a Fontem è emersa l’inculturazione “alla focolarina”… Questo principio possiamo viverlo anche noi, e cioè andare alla periferia e cogliere quel qualcosa che vi emerge e che poi diventa universale».

Maria Voce
«Direi addirittura che quasi tutte le fondazioni fatte da Chiara sono avvenute in periferia. Il nostro stile di “inculturazione”, come si diceva, è nato in Africa, e così le scuole sociali sono nate in diversi luoghi nel mondo. Chiara, questo sì, tornando a Roma, le ha poi universalizzate, ma la genesi rimaneva in altri luoghi. Fondazioni di periferia, dunque, ma accolte in un cuore che aveva un carisma e che quindi le universalizzava. Perché questo carisma è un carisma di unità che universalizza».

Il futuro del Movimento/3 Le sfide del Medio Oriente

di Michele Zanzucchi fonte: Città Nuova

Come affrontare le grandi sfide poste dalla situazione mediorientale, che vede i focolarini in prima linea? La presidente dei Focolari, Maria “Emmaus” Voce, e il copresidente Jesús Morán Cepedano rispondono alle domande dei rappresentanti delle diverse edizioni di Città Nuova nel mondo

Dopo le dichiarazioni sui momenti salienti dell’Assemblea dei Focolari, sull’apertura sociale del Movimento e sull’importanza di aderire alle indicazioni di papa Francesco, secondo le peculiarità del proprio carisma, continua il dialogo-intervista dei rappresentanti delle diverse edizioni di Città Nuova nel mondo con la presidente dei Focolari, Maria “Emmaus” Voce, ed il copresidente Jesús Morán Cepedano.

6. Come rispondere alle grandi sfide poste dalla situazione mediorientale, nella quale i focolarini sono in prima linea?

Michele Zanzucchi, Città Nuova, Italia

Maria Voce
«Ho l’impressione che il Movimento stia facendo molto di più di quanto non appaia, anche perché non si può dire tutto quello che si fa, non si possono mettere a rischio delle persone che lavorano in loco. Ho ricevuto in questi giorni una lettera dalle focolarine di Damasco che mi chiedevano il consenso di recarsi a trovare la comunità di Aleppo, dove già ci sono dei focolarini. Ho risposto di sì, anche se i rischi sono innegabili: il carisma dell’unità può e deve essere presente in questi posti per costruire rapporti, per portare un po’ di pace. Ovviamente le soluzioni politiche a livello internazionale sono necessarie, così come gli aiuti umanitari che peraltro arrivano e sono più o meno ben distribuiti; il Movimento da parte sua contribuisce a sradicare l’odio dal cuore degli uomini, operazione senza la quale non potranno mai essere trovate delle soluzioni politiche vere e durature. Si elaboreranno sì, soluzioni di transizione, ma alla fine un nuovo conflitto cercherà di risolvere i problemi del precedente conflitto… Se c’è qualcosa che il carisma può fare è di diffondere la cultura dell’incontro, la cultura della fiducia reciproca, la cultura dell’amore, aiutando ad esempio chi è nel bisogno, indipendentemente dalla religione di appartenenza o dallo status sociale, dal confine che lo divide da un’altra fazione. Naturalmente, fatti del genere vanno messi in luce anche e soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione, con i limiti di prudenza necessaria. Bisogna anche chiedersi che cosa abbia da dire il carisma dell’unità di fronte a questi conflitti, quale sia l’incidenza possibile… Ricordo che Chiara, citando un episodio vero accaduto in Colombia, disse che si può fermare la mano d’un terrorista semplicemente facendo un atto d’amore. Tutto ciò dobbiamo farlo impegnandoci di più e meglio, tutti insieme».

Jesús Morán
«Si tratta in sostanza di sviluppare i dialoghi che ci sono tipici. Questi giorni in Assemblea nel mio gruppo di riflessione c’era un musulmano: avere un fratello di un’altra religione con cui condividere tutto non è cosa da poco, un fratello che si sente rappresentante del Movimento dei Focolari musulmano. È un miracolo! Questa presenza dei Focolari nelle terre islamiche va perciò sviluppata, così come va promosso il nostro dialogo interreligioso. Poca cosa? Forse, ma mi sembra che sia qualcosa di fondamentale».

Maria Voce
«Vanno anche aiutati i cristiani che in questo momento si sentono minoritari e perseguitati; vanno aiutati a sviluppare il perdono, la coscienza che siamo nelle mani di Dio, che Dio porta avanti la Storia attraverso le loro sofferenze, in modo che l’amore loro a Gesù crocifisso e abbandonato sia reale, concreto. È facile in effetti che in queste situazione estreme nascano sentimenti di rivalsa, sentimenti umani e giustificati; ma bisogna aiutare i cristiani in queste terre ad alzare lo sguardo per vedere le cose “da Dio”. Restiamo in pochi? Sì, ma restiamo per testimoniare che il cristianesimo continua».

JesúsMorán
«Una chance che abbiamo è quella di avere contatti diretti con persone del Movimento in questi luoghi di sofferenza: è importante dare voce alla realtà vera, a quello che si sta vivendo attraverso le parole dei protagonisti. Ciò vuol dire spesso trasmettere una visione diversa dei fatti e dei problemi rispetto a quella diffusa generalmente dai media. C’è spesso una grande confusione, e spesso non si dà voce a chi è in favore della pace».

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